Monet

Claude Monet nacque a Parigi in rue Laffitte il 14 novembre del 1840, secondogenito di Claude Adolphe e di Louise Justine Aubrée, una giovane vedova al suo secondo matrimonio. Nel 1845 i Monet si trasferirono a Sainte-Adresse, un sobborgo di Le Havre, dove il padre iniziò a gestire un negozio di drogheria e di forniture marittime insieme con il cognato Jacques Lecadre. A quindici anni l'adolescente Claude cominciò a disegnare a matita e a carboncino, e a vendere bonarie caricature di personaggi della città alla buona somma di una decina di franchi l'una, acquistando così una certa fama nella città insieme ad un modesto gruzzolo.

Dal 1856, nella scuola di Le Havre in cui era iscritto, Claude studiò disegno con un vecchio allievo di David, Jacques François Ochard, e conobbe il pittore Eugène Boudin, il suo vero, primo maestro, che gli insegnò «come ogni cosa dipinta sul posto abbia sempre una forza, un potere, una vivacità di tocco che non si ritrovano più all'interno dello studio», indirizzandolo così alla pittura del paesaggio en plein air; con lui, quell'anno Monet espose a Rouen per la prima volta una sua tela, la Veduta di Rouelles.

Monet dirà poi che Boudin «con instancabile gentilezza, intraprese la sua opera d'insegnamento. I miei occhi finalmente si aprirono e compresi veramente la natura; imparai al tempo stesso ad amarla. L'analizzai con una matita nelle sue forme, la studiai nelle sue colorazioni. Sei mesi dopo [...] annunciai a mio padre che desideravo diventare un pittore e che mi sarei stabilito a Parigi per imparare».

Nel gennaio 1857 morì sua madre. Nel marzo del 1859 il padre di Monet fece richiesta al Municipio di Le Havre di una borsa di studio che permettesse a Claude di studiare pittura a Parigi. Non la ottenne ma, grazie ai propri risparmi, Claude in maggio partì ugualmente per la capitale a studiare con poca spesa all'Académie Suisse - fondata al Quai des Orfèvres da Charles Suisse, un vecchio modello di David - perché agli allievi non si mettevano a disposizione insegnanti, ma solo modelli.[4] Qui ebbe modo di conoscereDelacroix, Courbet e Pissarro, col quale andava spesso a mangiare alla Brasserie des Martyrs, frequentata dai pittori realisti, oltre che da Baudelaire e dal critico Duranty, futuro sostenitore degli impressionisti sulle colonne della «Gazette des Beaux-Arts».

 

Frequentando anche il Café Guerbois, vide Manet e nei Salons conobbe Constant Troyon, pittore della Scuola di Barbizon che, evidentemente scettico della sua tecnica, gli consigliò di approfondire lo studio del disegno all'atelier di Couture, pittore rinomato e di notevoli capacità tecniche, ma autore di tele enfatiche di soggetti storici. Monet non ascoltò quel consiglio, ma preferì seguire in particolare le opere di Daubigny, che amava dipingere paesaggi dal vero.

Il 24 maggio 1860 Monet pubblicò nella rivista «Diogène» la sua ultima caricatura, quella di Lafenière, un noto attore dell'epoca, e in ottobre venne chiamato a prestare il servizio militare, che sarebbe dovuto durare sette anni, a meno che, secondo la legislazione francese del tempo, non si trovasse un sostituto che intendesse svolgerlo al suo posto. Arruolato nel Reggimento dei Cacciatori d'Africa, di stanza ad Algeri, rimase affascinato dalla luce e dai colori di quei luoghi.

Ammalato, nel 1862 tornò in licenza di convalescenza nella sua casa di Le Havre e qui riprese a dipingere insieme con il suo maestro Boudin e con Johan Barthold Jongkind, appena conosciuto casualmente. Per Monet fu importante l'esempio di questo pittore olandese che, all'aperto, si limitava a riprodurre il paesaggio in schizzi e acquerelli, per poi definirli sulla tela nel suo studio, conservando tuttavia la freschezza della prima osservazione.

 

Intanto il padre trovò un giovane che, in cambio di una somma di denaro, fece il servizio militare al posto di Claude che così, consapevole di aver bisogno di migliorare i propri mezzi tecnici, poté tornare a Parigi per studiare nell'atelier di Charles Gleyre, un pittore neoclassico frequentato anche dai giovani Renoir, Alfred Sisley e Bazille. È di quest'anno il suo primo dipinto importante, i Trofei di caccia, al d'Orsay di Parigi, una natura morta che guarda alla classica pittura olandese; anche nella Fattoria normanna, del 1863, è rilevante l'influsso della pittura olandese, oltre all'esempio di Boudin e Jongkind.

Insieme con Bazille, dalla finestra della casa di un amico comune in rue Fürstenberg, guarda lavorare nello studio di fronte Delacroix, il suo attuale maestro spirituale. Nell'estate del 1864 si stabilisce a Honfleur con Bazille, col quale e con Boudin e Jongkind, dipinge paesaggi e marine.

Un violento litigio con il padre ha per conseguenza la perdita di ogni aiuto economico: torna così a Parigi alla fine dell'anno. Qui, l'anno dopo, per la prima volta è ammesso al Salon con due sue marine, Il molo a Honfleur e La foce della Senna a Honfleur; di quest'ultima, il critico Paul Mantz scrive nella Gazette des Beaux-Arts che "non la dimenticheremo più. Eccoci interessati a seguire nei suoi tentativi futuri questo sincero autore di marine", lodando la sua maniera ardita di vedere le cose. È ispirato da un'analoga composizione di Jongkind, dipinta dall'artista olandese nello stesso luogo e nello stesso anno: se il colore è quello di Courbet, peculiari di Monet sono i tocchi fitti e rapidi sull'acqua e le pennellate spesse nella rappresentazione delle nuvole.

Trasferitosi in una pensione di Chailly, nei pressi del bosco di Fontainebleau, comincia a lavorare alla Colazione sull'erba, ispirata all'analogo, famoso dipinto di Manet. L'intenzione è di dipingere una grande tela di sei metri per cinque; posano per lui la sua intima amica Camille Doncieux e Bazille, l'uomo sdraiato a destra, mentre il personaggio seduto in primo piano potrebbe essere il pittore Lambron o Courbet.

Il dipinto non piace a Courbet e Monet lo lascia, incompiuto, come pegno per il pagamento della pensione. Lo riprenderà nel 1884 in cattive condizioni: tagliato in due parti, è conservato al Musée d'Orsay; ne esiste una replica, di piccole dimensioni e con varianti rispetto alla prima versione, eseguita nel 1866 e ora al Museo Puškin di Mosca. Anche qui mantiene il colorito di Courbet, ma l'effetto del dipinto è di una scioltezza che manca in Courbet ed è più immediata che in Manet.