Roba

La roba è una novella di Giovanni Verga che fa parte della raccolta Novelle rusticane.

In questa novella il contadino Mazzarò viene descritto come un uomo basso e con una grossa pancia, "ricco come un maiale" (metafora che rappresenta anche la sua avidità diricchezza) che aveva la testa simile a un brillante (per rappresentare l'intelligenza). Egli finisce, piano piano, per appropriarsi di tutti i terreni che prima appartenevano a un potente barone, il quale viene costretto a vendere prima i suoi possedimenti e successivamente anche il suo castello (eccezion fatta per lo stemma nobiliare, poiché Mazzarò non era interessato all'appropriazione di alcun titolo nobiliare). Verga esaspera nella novella i concetti del duro lavoro e dell'attaccamento ai beni materiali, poiché in ogni caso il destino inevitabilmente travolge l'uomo.

L'ossessione di Mazzarò è di espandere sempre di più i suoi possedimenti, avere sempre più "roba", alla quale è molto legato. Il suo attaccamento ai beni materiali è così forte che quando gli comunicano che si avvicina il momento di separarsene poiché si trova in punto di morte, "andava ammazzando a colpi di bastone le sue anitre e i suoi tacchini", al grido di "Roba mia, vientene con me!". Mazzarò è un abbozzo del personaggio di Mastro-don Gesualdo, protagonista dell'omonimo romanzo: anch'egli è infatti riuscito nell'accumulazione di "roba" tramite il lavoro, nonostante sia nato da una famiglia povera.