Odi

Le 22 Odi furono scritte da Giuseppe Parini come poesia d'occasione in un ampio lasso di tempo che va dal 1758 al 1790. La componente arcadica e quella illuministica confluiscono nell’adesione alla sensibilità neoclassica.

Le Odi divennero ben presto un punto di riferimento per Foscolo e Manzoni, e sono diverse dal Giorno sia nella forma sia nei contenuti: le odi sono composte in versi brevi,settenari, secondo il modello delle poesie arcadiche tipiche del Settecento, con una costruzione sintattica complessa voluta e in netta opposizione a una metrica leggera e cantabile, che invece tende a dare una rappresentazione pittorica della realtà.

Anche le tematiche affrontate sono diverse: nel Giorno il poeta è rigido, dilaniato da una tensione emotiva tra l'essere il giudice di quell'aristocrazia sciatta e vuota che egli descrive (basta ricordare il Giovin Signore che perde tempo in gesti ripetitivi del mattino, in un tempo fisso, scandito dal vuoto nel Mattino fino ad arrivare alla Galleria degli Imbecilli della Notte, in un'orgia di contatti, sfioramenti erotici e parole sussurrate) ma anche "geloso" di non farne parte, forse animato dalla più normale tensione umana del non essere emarginato dal "gruppo", il Parini qui non è un precettore cinico, ma ha un occhio discreto e descrittivo che mostra solo la vita, per quella che è, nelle sue tematiche prettamente sociali, esaltando i valori positivi e indicando la strada per il raggiungimento del bene comune.